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Si è svolta a Milano, il ventidue e ventitre
Ottobre, la nuova edizione dell’evento “Arte a cielo aperto” in via Bagutta,
dove artisti, pittori e scultori scelti da una autorevole giuria di tre critici
della città, espongono e mettono vendita le loro opere per appassionati,
collezionisti e curiosi.
Tra tanti remake, già fatti e già visti,
poche le produzioni innovative e di carattere originale, tra le quali meritano
un’attenzione particolare i “culi” del Rizzon, i quali come un faro nella notte
catalizzano l’attenzione di passanti e artisti, che immersi in una via di zuccherosi
già fatti, che vanno dall’impressionismo a Pollok passando per il futurismo di
Boccioni a Frida Kalo, vengono abbagliati da una parete di venti e più lati b
glitterati e luccicanti, dalla tecnica non propriamente accademica, comunque di
grande impatto visivo ed espressione di uno stile unico e personale.
Altre esperienze che si sono distinte
dalla massa omogenea sono state quella dell’architetto Sara Bollotti, che
rappresentata dal padre, propone una visione un po’ futurista dell’architettura
di domani in coerenza con gli stili contemporanei e gli spazzi messi a
disposizione dall’oggi, in una visione precisa e sintetica di forme e colori,
quella dello scultore Marco Sartori, che con la sua arte del riciclo crea con
poca spesa sculture che tendono alla perfezione, come le sfere e ad una sublime
bellezza ideale, le sue donne realizzate in cartone a grandezza naturale, ma
leggerissime.
Degni di nota ci sono tra gli altri
Raffaella Pasini e Arturo Belfiore, lei con i suoi quadri di donne belle e
affascinanti, espressione di una femminilità contemporanea, forte e ribelle ma
anche dolce, dove i tatuaggi diventano effigi di una volontà assieme al gesto,
lo sguardo e il trucco da sempre strumenti di conquista e seduzione; lui
designer che opera con ferro e granito della val Camonica, a dire che anche nei
tempi contemporanei c’è bisogno delle sensazioni di forza e stabilità e che le
tradizioni della manualità e del contatto con l’elemento naturale sono
esperienze fondamentali, che non fanno male a nessuno, anzi possono rivelarsi
originali e interessanti, anche in questo caso, nonostante una chiara
ispirazione dadaista nello stile ma che ne sovverte la regola della distruzione
cessata l’esistenza dell’opera per farla diventare un oggetto stabile e
imperituro.
Che sia il colpo d’occhio, la tecnica o
l’idea l’importante è stupire, catturare l’attenzione, sedurla e attirarla a se
per far riflettere; il compito dell’arte è di porre domande e se possibile
rispondere, ma senza alcun impegno a farlo.
Re Daniele 23-10-11