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Intervista a Florance
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Florance Milano Università Degli Studi 2012 |
Florance è una ragazza togolese di
venticinque anni con una laurea triennale in Scienze Politiche Internazionali
Europee. Oggi vive a Como ed è in cerca di lavoro a Milano, anzi ora è proprio
in attesa della risposta da parte delle agenzie interinali alle quali ha fatto
domanda e presentato il proprio curriculum.
Fino ad oggi
Florance ha vissuto la città di Milano come studentessa universitaria, e per
gli stessi motivi per cui ha studiato qui ha scelto di cercare lavoro qui “perché Milano offre molte più possibilità”,
sia dal punto di vista di mostre ed eventi culturali di interesse per
giovani studenti, sia dal punto di vista
del lavoro: “essendo una grande città ci
sono più possibilità di trovare lavoro nell’ambito in cui ci si è specializzati
e per il quale si è studiato”. Comunque sia “trovare lavoro è difficile”.
A Como Florance
ha un appartamento nel quale vive sola e un lavoro come impiegata al McDonald “che mi permette di mangiare e pagare
l’affitto”.
Ma Florance vorrebbe lavorare
nell’ambito di cooperazione e sviluppo, per la difesa dei diritti di donne e
bambini, partecipare a progetti di associazioni per il sostegno delle donne, la
tutela dell’infanzia e il microcredito.
Nei suoi progetti per il futuro c’è
quello di proseguire gli studi conseguendo una laurea magistrale a Londra
seguendo il corso di Internatioanl Lew and Diplomacy, “ non appena metto via
abbastanza soldi”.“Mi
piacerebbe studiare all’estero così da avere un confronto con un altro paese
per quanto riguarda lo stile di vita e l’organizzazione”.
Florance e la
sorella sono arrivate in Italia dal Togo nell’aprile 1998 per ricongiungimento
familiare, poiché i genitori e il fratello erano già in Italia.
Lei alla città di Milano non associa
alcun odore particolare, ma dice che è una città multicolore, riferendosi alla
stazione di Cadorna, dove arriva e riparte col treno, in particolare alla scultura
dell’ago e filo di Oldenburg che
idealmente ricongiunge le varie parti della città e del suo tessuto, mentre le
è rimasto impresso, per il suo modo di vivere la città camminando, il suono
metallico del tram sui binari.
Alla domanda se possa fare un confronto
tra Milano e la sua città di origine, Tsévié, risponde: “non c’è confronto, sono completamente diverse!” e definisce Milano
come “chiusa e molto meccanica, cioè
quando vedi la gente sui mezzi, treno, tram e metro sai già che stanno andando
al lavoro e puoi anche immaginare che lavoro facciano” e “poi ci sono anche molte macchine, molti
mezzi”, mentre Tsévié è molto più libera, “quando la mattina vedi in giro le persone non sai dire dove stanno
andando, né cosa faranno durante la giornata, dal vestito non si capisce che
lavoro fanno né se in quel momento vi stanno andando” e “i colori lì sono molti di più, c’è molto più
verde e anche molto rosso”; Florance si riferisce agli alberi e alla natura
che qui manca e alla terra con cui si fanno vasi e altri oggetti in terracotta
per cui Tsévié è famosa.
“Ma
questi sono ricordi di quando ero bambina”, di quando era più libera da
impegni e l’ambiente circostante le appariva molto più grande di quanto appaia
agli occhi di un adulto.
“Loreto
mi ricorda il mio paese, anche via Padova e via Sarpi” perché ci sono
molti negozi etnici, la vita finisce tardi, solo lì in tutta la città si trova
questo ambiente multietnico e “easy”,
secondo la sua definizione.
Il parco del planetario in Porta Venezia
è un altro luogo in cui le piace stare, “perché
quando ci entri il rumore della città scompare dietro gli alberi”, ovattato
dalla natura, dove si respira un’altra aria.
Alla domanda se si senta più italiana o
più togolese lei risponde che non si sente di né l’una né l’altra, “c’è tanta cultura occidentale in me, pur
mantenendo le mie idee di origine, sono un mix di cose” […] “la cultura italiana è arte…pasta e pizza”
aggiunge ridendo.
Re Daniele 17-04-12