giovedì 19 luglio 2012

Milano, gli artisti di via Bagutta

Milano, gli artisti di Via Bagutta

*ATTENZIONE: il presente articolo può essere utilizzato solo per fini didattici  e informativi ed è consentita la pubblicazione con indicazione di firma, data e sito dell’autore (http://www. rephotowriter.blogspot.it /), si chiede gentilmente di comunicarlo all’autore (danyre@hotmail.it)
                                                                                                     

Si è svolta a Milano, il ventidue e ventitre Ottobre, la nuova edizione dell’evento “Arte a cielo aperto” in via Bagutta, dove artisti, pittori e scultori scelti da una autorevole giuria di tre critici della città, espongono e mettono vendita le loro opere per appassionati, collezionisti e curiosi.

Tra tanti remake, già fatti e già visti, poche le produzioni innovative e di carattere originale, tra le quali meritano un’attenzione particolare i “culi” del Rizzon, i quali come un faro nella notte catalizzano l’attenzione di passanti e artisti, che immersi in una via di zuccherosi già fatti, che vanno dall’impressionismo a Pollok passando per il futurismo di Boccioni a Frida Kalo, vengono abbagliati da una parete di venti e più lati b glitterati e luccicanti, dalla tecnica non propriamente accademica, comunque di grande impatto visivo ed espressione di uno stile unico e personale.

Altre esperienze che si sono distinte dalla massa omogenea sono state quella dell’architetto Sara Bollotti, che rappresentata dal padre, propone una visione un po’ futurista dell’architettura di domani in coerenza con gli stili contemporanei e gli spazzi messi a disposizione dall’oggi, in una visione precisa e sintetica di forme e colori, quella dello scultore Marco Sartori, che con la sua arte del riciclo crea con poca spesa sculture che tendono alla perfezione, come le sfere e ad una sublime bellezza ideale, le sue donne realizzate in cartone a grandezza naturale, ma leggerissime.

Degni di nota ci sono tra gli altri Raffaella Pasini e Arturo Belfiore, lei con i suoi quadri di donne belle e affascinanti, espressione di una femminilità contemporanea, forte e ribelle ma anche dolce, dove i tatuaggi diventano effigi di una volontà assieme al gesto, lo sguardo e il trucco da sempre strumenti di conquista e seduzione; lui designer che opera con ferro e granito della val Camonica, a dire che anche nei tempi contemporanei c’è bisogno delle sensazioni di forza e stabilità e che le tradizioni della manualità e del contatto con l’elemento naturale sono esperienze fondamentali, che non fanno male a nessuno, anzi possono rivelarsi originali e interessanti, anche in questo caso, nonostante una chiara ispirazione dadaista nello stile ma che ne sovverte la regola della distruzione cessata l’esistenza dell’opera per farla diventare un oggetto stabile e imperituro.

Che sia il colpo d’occhio, la tecnica o l’idea l’importante è stupire, catturare l’attenzione, sedurla e attirarla a se per far riflettere; il compito dell’arte è di porre domande e se possibile rispondere, ma senza alcun impegno a farlo.
Re Daniele 23-10-11