domenica 20 gennaio 2013

Raymond Queneau esercizi di stile traduzione di Umberto Eco

*ATTENZIONE: il presente articolo e le foto correlate possono essere utilizzati solo per fini didatticie informativi,non commerciali ed è consentita la pubblicazione con indicazione di firma, data e sito dell’autore (http://www. rephotowriter.blogspot.it /), si chiede gentilmente di comunicarlo all’autore (danyre@hotmail.it)

Esercizi di stile di Raymond Queneau, traduzione di Umberto Eco




Non ero proprio scontento del mio abbigliamento, oggi. Stavo inaugurando un cappello nuovo, proprio grazioso, e un soprabito di cui pensavo tutto il bene possibile. Incontro X davanti alla Gare Sant-Lazare che tenta di guastarmi la giornata provando a convincermi che il soprabito è troppo sciancrato e che dovrei aggiungervi un bottone in più. Cara grazia che non ha avuto il coraggio di prendersela con il mio copricapo.
Non ne avevo proprio bisogno, perché prima ero stato da un villan rifatto che ce la metteva tutta per brutalizzarmi ogni volta che i passeggeri scendevano o salivano. E questo in una di quelle immonde bagnarole che si riempiono di plebaglia proprio all’ora in cui debbo umiliarmi a servirmene.

sabato 19 gennaio 2013

Milano città nuova

*ATTENZIONE: il presente articolo e le foto correlate possono essere utilizzati solo per fini didattici  e informativi,  non commerciali o a scopo di lucro ed è consentita la pubblicazione con indicazione di firma, data e sito dell’autore (http://www. rephotowriter.blogspot.it /), si chiede gentilmente di comunicarlo all’autore (danyre@hotmail.it)

Milano città nuova
Milano Porta Garibaldi 01-2012
Le nuove architetture, fatte di vetro e riflessi di nuvole, stanno diventando la cifra stilistica del nuovo vivere contemporaneo, che inserite in un contesto, l'Italia e in un luogo, Milano in particolare, dove la presenza di ciò che è stata la storia è forte e caratterizzante esse paiono più espressione del singolo o dell'istituzione committente che della società sulla quale si erge; avveniristiche e spersonalizzanti, ma che ben dialogano con il contesto urbano preesistente nel quale sono inserite, non riescono a far sentire la propria voce, perché la vera voce del luogo viene rivelata dall'insieme delle piccole cose che si trovano negli angoli luminosi della città.
È un viaggio che parte da e dalla terra, polvere siamo (e polvere ritorneremo), che poi s’evolve in agglomerato urbano, in struttura solida e duratura chiamata città, casa.
Questo mio percorso incontra il continuo evolversi della città, avveniristico e spersonalizzante, che si scontra con le strutture preesistenti al suo arrivo in quel punto dell’urbe.
Proprio in questo punto, in questo punto preciso avviene la svolta, il percorso curva e  dai luoghi di quest’innovazione si punta ad altri, che mantengono il contatto con l’elemento terra.
Questa parabola discendete che dall’evoluzione della terra in alte torri di vetro e riflessi di nuvole riporta alla terra, passando dai luoghi simbolo della città, che lo sono proprio per il loro contatto con la materia, chiude un cerchio che parte dalla terra per ritornarci.
Ed è cosi che torno a casa.
Da sempre è la terra da dove tutto nasce, da piccolo e semplice, poi s’evolve, tocca il cielo e torna dalla foglia al tronco alla terra.
Re Daniele 2012












Dove stiamo andando? Società parte I


Lecco nei pressi della Stazione 12-2012

 
                       Dove Stiamo Andando? Città;
                       Dove Stiamo Andando? Lavoro e Istruzione;







Dove stiamo andando? Lavoro e istruzione


Milano 12-2012



                       Dove Stiamo Andando? Città;
                       Dove Stiamo Andando? Società









Dove stiamo andando? Città


Lecco Piazza Cermenati 12-2012


                        Dove Stiamo Andando? Società;
                        Dove Stiamo Andando? Lavoro e Istruzione;
 










Dove stiamo andando? Introduzione

Nota tecnica:
Questo lavoro è stato realizzato con una Lubitel 166B 6x6 con pellicola Kodak T-Max 100 e 400 ISO; i negativi sono poi digitalizzati.
Dove stiamo andando?
Introduzione

Cisano Bergamasco Stazione Fs 11-2012



                        Dove Stiamo Andando? Società Parte I;
                        Dove Stiamo Andando? Lavoro e Istruzione;





Africami: ntervista a Rania Ibrahim


*ATTENZIONE: il presente articolo e le foto correlate possono essere utilizzati solo per fini didattici  e informativi,  non commerciali o a scopo di lucro ed è consentita la pubblicazione con indicazione di firma, data e sito dell’autore (http://www. rephotowriter.blogspot.it /), si chiede gentilmente di comunicarlo all’autore (danyre@hotmail.it)

Africami: ntervista a Rania Ibrahim

Rania Ibrahim  2012
Rania arriva in Italia nel 1978 all’età di due anni, dove il padre lavora già dal 1971.
Cresce a Milano dove frequenta l’asilo, le scuole elementari, medie, liceo linguistico e università, dove si laurea in Scenze Politiche e frequenta un master in marketing.
Per tutto il periodo degli studi vive in una casa di ringhiera sui navigli, vicino a corso San Gottardo, “Le case di ringhiera sono una cosa che mi manca molto, era tutta una grande famiglia; non esistevano le porte blindate, c’erano quelle di vetro e si faceva vita di corte, si cresceva tutti insieme; mi piacerebbe che anche i miei figli facessero un’esperienza come quella”.
Lavora inizialmente nel settore delle pubbliche relazioni in alcune aziende del milanese; in seguito alla decisione di diventare mamma smette di lavorare per le aziende e si dedica al giornalismo, alla scrittura e al raccontare storie per il giornale della periferia sud est di Milano.
Ora scrive per il blog di Yalla Italia, giornale on-line che affronta tematiche di interesse per gli immigrati e per il blog La Città Nuova del Corriere della Sera, anch’esso trattante tematiche relative agli immigrati, affrontate in maniera più sociologica rispetto a Yalla Italia.
L’approccio de La Città Nuova è quello di “vedere Milano non più come la città dei milanesi autoctoni, ma anche dei milanesi stranieri”, nel tentativo di creare un tavolo di discussione sugli immigrati di seconda generazione, mentre quello di Yalla Italia riguarda più la vita di tutti i giorni, affrontando le problematiche e le questioni che emergono dal vivere quotidiano, “come il bambino mussulmano che vuole mangiare il panino col prosciutto, io ho provato a scrivere ricette alternative alla carbonara quando la maestra di mio figlio mi ha detto che scambiava il suo piatto con quello del compagno per provare il prosciutto” […] “Quello che io scrivo parte tutto da vicende personali, io prendo ispirazione dai miei figli” […] “una volta mio figlio era tornato a casa dicendo che voleva andare a fare karatechismo con i suoi compagni, credendo che in oratorio il don insegnasse una disciplina di arti marziali, cosi ho scritto un articolo” […] “Posso dire di essermi cucita addosso il mio mestiere”, “mi piace scrivere e raccontare storie”, “dico sempre che il lavoro è come un abito, un tubino nero al quale noi possiamo aggiungere gli accessori, un tacco dodici o le sneakers.


“Il rumore del 15 sotto casa è una cosa che mi manca tanto, ma è meglio per i bambini, Milano non è un posto per loro”.
Il Cairo è la sua città natale, ma vi ha vissuto qui solo i suoi primi due anni di vita; ora la vive come la città della vacanza e dei parenti.
“Non si può fare un paragone tra Il Cairo e Milano; Il Cairo è una città di diciassette milioni di persone e veramente si passa dalla città dei ricchi, come Garden City, dove ci vuole il pass per entrare dappertutto, alla città dei morti, dove senti odori che ti fanno star male. Milano io l’ho sempre vista molto tirata, molto da aperitivo, molto di fretta. Il concetto di tempo è diverso: in Egitto se uno ti dice alle sei poi arriva alle sette, mentre qui se dici alle sei io arrivo a cinque alle sei” […] “Ma i problemi delle donne sono tutti uguali, ché ti credi, anche loro fanno la prova costume,[…] ioscrivo dei problemi della quotidianità che mi vengono suggeriti anche dalle altre mamme che incontro al parco”.
Alla domanda se si sente più egiziana o più italiana risponde che “tutte le volte che mi fanno questa domanda vorrei strozzarli, è come chiedere a un bambino se preferisce la mamma o il papà, io non mi sento né l’un né l’altra, ecco, non sono né carne né pesce, sono un tofu, un fungo; ho anche scritto un articolo intitolato ‘La fungo generation’”.
Rania dice di sentirsi molto araba ed essere legata alle sue origini egiziane e mussulmane: “prego, ho la casa piena di cose che mi ricordano l’Egitto, l’Egitto è in casa mia, casa mia è l’Egitto raccontato”.

Re Daniele 07-05-2012

Intervista a Florance


*ATTENZIONE: il presente articolo e le foto correlate possono essere utilizzati solo per fini didattici  e informativi,  non commerciali o a scopo di lucro ed è consentita la pubblicazione con indicazione di firma, data e sito dell’autore (http://www. rephotowriter.blogspot.it /), si chiede gentilmente di comunicarlo all’autore (danyre@hotmail.it)

Intervista a Florance
Florance Milano Università Degli Studi 2012

Florance è una ragazza togolese di venticinque anni con una laurea triennale in Scienze Politiche Internazionali Europee. Oggi vive a Como ed è in cerca di lavoro a Milano, anzi ora è proprio in attesa della risposta da parte delle agenzie interinali alle quali ha fatto domanda e presentato il proprio curriculum.
Fino ad oggi Florance ha vissuto la città di Milano come studentessa universitaria, e per gli stessi motivi per cui ha studiato qui ha scelto di cercare lavoro qui “perché Milano offre molte più possibilità”, sia dal punto di vista di mostre ed eventi culturali di interesse per giovani studenti, sia  dal punto di vista del lavoro: “essendo una grande città ci sono più possibilità di trovare lavoro nell’ambito in cui ci si è specializzati e per il quale si è studiato”. Comunque sia “trovare lavoro è difficile”.
A Como Florance ha un appartamento nel quale vive sola e un lavoro come impiegata al McDonald “che mi permette di mangiare e pagare l’affitto”.
Ma Florance vorrebbe lavorare nell’ambito di cooperazione e sviluppo, per la difesa dei diritti di donne e bambini, partecipare a progetti di associazioni per il sostegno delle donne, la tutela dell’infanzia e il microcredito.
Nei suoi progetti per il futuro c’è quello di proseguire gli studi conseguendo una laurea magistrale a Londra seguendo il corso di Internatioanl Lew and Diplomacy, “ non appena metto via  abbastanza soldi”.“Mi piacerebbe studiare all’estero così da avere un confronto con un altro paese per quanto riguarda lo stile di vita e l’organizzazione”.
Florance e la sorella sono arrivate in Italia dal Togo nell’aprile 1998 per ricongiungimento familiare, poiché i genitori e il fratello erano già in Italia.
Lei alla città di Milano non associa alcun odore particolare, ma dice che è una città multicolore, riferendosi alla stazione di Cadorna, dove arriva e riparte col treno, in particolare alla scultura dell’ago e filo di Oldenburg  che idealmente ricongiunge le varie parti della città e del suo tessuto, mentre le è rimasto impresso, per il suo modo di vivere la città camminando, il suono metallico del tram sui binari.
Alla domanda se possa fare un confronto tra Milano e la sua città di origine, Tsévié, risponde: “non c’è confronto, sono completamente diverse!” e definisce Milano come “chiusa e molto meccanica, cioè quando vedi la gente sui mezzi, treno, tram e metro sai già che stanno andando al lavoro e puoi anche immaginare che lavoro facciano” e “poi ci sono anche molte macchine, molti mezzi”, mentre Tsévié è molto più libera, “quando la mattina vedi in giro le persone non sai dire dove stanno andando, né cosa faranno durante la giornata, dal vestito non si capisce che lavoro fanno né se in quel momento vi stanno andando” e “i colori lì sono molti di più, c’è molto più verde e anche molto rosso”; Florance si riferisce agli alberi e alla natura che qui manca e alla terra con cui si fanno vasi e altri oggetti in terracotta per cui Tsévié è famosa.
“Ma questi sono ricordi di quando ero bambina”, di quando era più libera da impegni e l’ambiente circostante le appariva molto più grande di quanto appaia agli occhi di un adulto.
“Loreto mi ricorda il mio paese, anche via Padova e via Sarpi” perché ci sono molti negozi etnici, la vita finisce tardi, solo lì in tutta la città si trova questo ambiente multietnico e “easy”, secondo la sua definizione.
Il parco del planetario in Porta Venezia è un altro luogo in cui le piace stare, “perché quando ci entri il rumore della città scompare dietro gli alberi”, ovattato dalla natura, dove si respira un’altra aria.
Alla domanda se si senta più italiana o più togolese lei risponde che non si sente di né l’una né l’altra, “c’è tanta cultura occidentale in me, pur mantenendo le mie idee di origine, sono un mix di cose” […] “la cultura italiana è arte…pasta e pizza” aggiunge ridendo.
 Re Daniele 17-04-12

giovedì 10 gennaio 2013

Pinhole Landscape of Lecco

*ATTENZIONE: il presente articolo e le foto correlate possono essere utilizzati solo per fini didatticie informativi,non commerciali ed è consentita la pubblicazione con indicazione di firma, data e sito dell’autore (http://www. rephotowriter.blogspot.it /), si chiede gentilmente di comunicarlo all’autore (danyre@hotmail.it)


Pinhole Landscape of Lecco

Garlate_11_2012
 Nota Tecnica: in tutte le fotografie destra e sinistra sono invertite poiché il foro stenopeico, per le sue proprietà geometriche e fisiche, crea un’immagine in cui le direzionalità alto-basso e destra-sinistra risultano invertite rispetto a ciò che vede il  nostro cervello, ma affine a ciò che percepisce il nostro occhio.

Pertanto quello che si vede nel positivo non è reale, non può esserlo, è l’esatto opposto del reale: è la sua immagine, attraverso la quale noi, come membri della società di massa, facciamo la conoscenza e rappresentiamo il mondo e noi stessi.


Re Daniele 05-01-2013


Black and White










Colore