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Lecco nei pressi della Stazione 12-2012 |
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sabato 19 gennaio 2013
Dove stiamo andando? Lavoro e istruzione
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Dove stiamo andando? Città
Dove stiamo andando? Introduzione
Nota
tecnica:
Questo
lavoro è stato realizzato con una Lubitel 166B 6x6 con pellicola Kodak T-Max 100 e
400 ISO; i negativi sono poi digitalizzati.
Dove stiamo andando?
Introduzione
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Cisano Bergamasco Stazione Fs 11-2012 |
Africami: ntervista a Rania Ibrahim
*ATTENZIONE:
il presente articolo e le foto correlate possono essere utilizzati solo per
fini didattici e informativi, non commerciali o a scopo di lucro ed è
consentita la pubblicazione con indicazione di firma, data e sito dell’autore (http://www. rephotowriter.blogspot.it
/),
si chiede gentilmente di comunicarlo all’autore (danyre@hotmail.it)
Africami: ntervista a Rania Ibrahim
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Rania Ibrahim 2012 |
Rania arriva in Italia nel 1978 all’età
di due anni, dove il padre lavora già dal 1971.
Cresce a Milano
dove frequenta l’asilo, le scuole elementari, medie, liceo linguistico e università,
dove si laurea in Scenze Politiche e frequenta un master in marketing.
Per tutto il
periodo degli studi vive in una casa di ringhiera sui navigli, vicino a corso
San Gottardo, “Le case di ringhiera sono
una cosa che mi manca molto, era tutta una grande famiglia; non esistevano le
porte blindate, c’erano quelle di vetro e si faceva vita di corte, si cresceva
tutti insieme; mi piacerebbe che anche i miei figli facessero un’esperienza
come quella”.
Lavora
inizialmente nel settore delle pubbliche relazioni in alcune aziende del
milanese; in seguito alla decisione di diventare mamma smette di lavorare per
le aziende e si dedica al giornalismo, alla scrittura e al raccontare storie
per il giornale della periferia sud est di Milano.
Ora scrive per
il blog di Yalla Italia, giornale on-line che affronta tematiche di interesse
per gli immigrati e per il blog La Città Nuova del Corriere della Sera,
anch’esso trattante tematiche relative agli immigrati, affrontate in maniera
più sociologica rispetto a Yalla Italia.
L’approccio de
La Città Nuova è quello di “vedere Milano
non più come la città dei milanesi autoctoni, ma anche dei milanesi stranieri”,
nel tentativo di creare un tavolo di discussione sugli immigrati di seconda
generazione, mentre quello di Yalla Italia riguarda più la vita di tutti i
giorni, affrontando le problematiche e le questioni che emergono dal vivere
quotidiano, “come il bambino mussulmano
che vuole mangiare il panino col prosciutto, io ho provato a scrivere ricette
alternative alla carbonara quando la maestra di mio figlio mi ha detto che
scambiava il suo piatto con quello del compagno per provare il prosciutto” […]
“Quello che io scrivo parte tutto da
vicende personali, io prendo ispirazione dai miei figli” […] “una volta mio figlio era tornato a casa
dicendo che voleva andare a fare karatechismo con i suoi compagni, credendo che
in oratorio il don insegnasse una disciplina di arti marziali, cosi ho scritto
un articolo” […] “Posso dire di
essermi cucita addosso il mio mestiere”,
“mi piace scrivere e raccontare storie”,
“dico sempre che il lavoro è come un abito, un tubino nero al quale noi
possiamo aggiungere gli accessori, un tacco dodici o le sneakers”.
Il Cairo è la
sua città natale, ma vi ha vissuto qui solo i suoi primi due anni di vita; ora
la vive come la città della vacanza e dei parenti.
“Non si può fare un paragone tra Il Cairo e Milano;
Il Cairo è una città di diciassette milioni di persone e veramente si passa
dalla città dei ricchi, come Garden City, dove ci vuole il pass per entrare
dappertutto, alla città dei morti, dove senti odori che ti fanno star male. Milano
io l’ho sempre vista molto tirata, molto da aperitivo, molto di fretta. Il
concetto di tempo è diverso: in Egitto se uno ti dice alle sei poi arriva alle
sette, mentre qui se dici alle sei io arrivo a cinque alle sei” […] “Ma i problemi delle donne sono tutti
uguali, ché ti credi, anche loro fanno la prova costume,[…] ioscrivo dei
problemi della quotidianità che mi vengono suggeriti anche dalle altre mamme
che incontro al parco”.
Alla domanda se
si sente più egiziana o più italiana risponde che “tutte le volte che mi fanno questa domanda vorrei strozzarli, è come
chiedere a un bambino se preferisce la mamma o il papà, io non mi sento né l’un
né l’altra, ecco, non sono né carne né pesce, sono un tofu, un fungo; ho anche
scritto un articolo intitolato ‘La fungo generation’”.
Rania dice di
sentirsi molto araba ed essere legata alle sue origini egiziane e mussulmane: “prego, ho la casa piena di cose che mi
ricordano l’Egitto, l’Egitto è in casa mia, casa mia è l’Egitto raccontato”.
Re Daniele 07-05-2012
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Intervista a Florance
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Intervista a Florance
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Florance Milano Università Degli Studi 2012 |
Florance è una ragazza togolese di
venticinque anni con una laurea triennale in Scienze Politiche Internazionali
Europee. Oggi vive a Como ed è in cerca di lavoro a Milano, anzi ora è proprio
in attesa della risposta da parte delle agenzie interinali alle quali ha fatto
domanda e presentato il proprio curriculum.
Fino ad oggi
Florance ha vissuto la città di Milano come studentessa universitaria, e per
gli stessi motivi per cui ha studiato qui ha scelto di cercare lavoro qui “perché Milano offre molte più possibilità”,
sia dal punto di vista di mostre ed eventi culturali di interesse per
giovani studenti, sia dal punto di vista
del lavoro: “essendo una grande città ci
sono più possibilità di trovare lavoro nell’ambito in cui ci si è specializzati
e per il quale si è studiato”. Comunque sia “trovare lavoro è difficile”.
A Como Florance
ha un appartamento nel quale vive sola e un lavoro come impiegata al McDonald “che mi permette di mangiare e pagare
l’affitto”.
Ma Florance vorrebbe lavorare
nell’ambito di cooperazione e sviluppo, per la difesa dei diritti di donne e
bambini, partecipare a progetti di associazioni per il sostegno delle donne, la
tutela dell’infanzia e il microcredito.
Nei suoi progetti per il futuro c’è
quello di proseguire gli studi conseguendo una laurea magistrale a Londra
seguendo il corso di Internatioanl Lew and Diplomacy, “ non appena metto via
abbastanza soldi”.“Mi
piacerebbe studiare all’estero così da avere un confronto con un altro paese
per quanto riguarda lo stile di vita e l’organizzazione”.
Florance e la
sorella sono arrivate in Italia dal Togo nell’aprile 1998 per ricongiungimento
familiare, poiché i genitori e il fratello erano già in Italia.
Lei alla città di Milano non associa
alcun odore particolare, ma dice che è una città multicolore, riferendosi alla
stazione di Cadorna, dove arriva e riparte col treno, in particolare alla scultura
dell’ago e filo di Oldenburg che
idealmente ricongiunge le varie parti della città e del suo tessuto, mentre le
è rimasto impresso, per il suo modo di vivere la città camminando, il suono
metallico del tram sui binari.
Alla domanda se possa fare un confronto
tra Milano e la sua città di origine, Tsévié, risponde: “non c’è confronto, sono completamente diverse!” e definisce Milano
come “chiusa e molto meccanica, cioè
quando vedi la gente sui mezzi, treno, tram e metro sai già che stanno andando
al lavoro e puoi anche immaginare che lavoro facciano” e “poi ci sono anche molte macchine, molti
mezzi”, mentre Tsévié è molto più libera, “quando la mattina vedi in giro le persone non sai dire dove stanno
andando, né cosa faranno durante la giornata, dal vestito non si capisce che
lavoro fanno né se in quel momento vi stanno andando” e “i colori lì sono molti di più, c’è molto più
verde e anche molto rosso”; Florance si riferisce agli alberi e alla natura
che qui manca e alla terra con cui si fanno vasi e altri oggetti in terracotta
per cui Tsévié è famosa.
“Ma
questi sono ricordi di quando ero bambina”, di quando era più libera da
impegni e l’ambiente circostante le appariva molto più grande di quanto appaia
agli occhi di un adulto.
“Loreto
mi ricorda il mio paese, anche via Padova e via Sarpi” perché ci sono
molti negozi etnici, la vita finisce tardi, solo lì in tutta la città si trova
questo ambiente multietnico e “easy”,
secondo la sua definizione.
Il parco del planetario in Porta Venezia
è un altro luogo in cui le piace stare, “perché
quando ci entri il rumore della città scompare dietro gli alberi”, ovattato
dalla natura, dove si respira un’altra aria.
Alla domanda se si senta più italiana o
più togolese lei risponde che non si sente di né l’una né l’altra, “c’è tanta cultura occidentale in me, pur
mantenendo le mie idee di origine, sono un mix di cose” […] “la cultura italiana è arte…pasta e pizza”
aggiunge ridendo.
Re Daniele 17-04-12
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Ubicazione:
Milano, Italia
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