*ATTENZIONE:
il presente articolo e le foto correlate possono essere utilizzati solo per
fini didattici e informativi, non commerciali ed è consentita la
pubblicazione con indicazione di firma, data e sito dell’autore (http://www. rephotowriter.blogspot.it
/),
si chiede gentilmente di comunicarlo all’autore (danyre@hotmail.it)
I-
Breve Storia
della Fotografa di Jean-A. Keim
È un piccolo volume che in breve, appunto,
racconta la storia della fotografia partendo dalla camera obscura e dai
procedimenti che sono confluiti nell’invenzione del 1839, procedendo più o meno
per generi Keim cita i maggiori esponenti dei vari periodi e correnti di
pensiero, descrivendone il lavoro.
È un primo passo
per conoscere l’evoluzione di questo nuovo mezzo e chi ha segnato i passi più
importanti durante la sua evoluzione fino al secondo dopo guerra.
II-
Fotografia,
Una Storia Culturale e Visuale di Graham Clarke
Il passo
successivo è una prima descrizione del fenomeno “fotografia” a livello
culturale, di come esso è stato accolto dalla società e di quali compiti è stato
investito dall’attività intellettuale dei suoi operatori; in sostanza vi è una
prima analisi teorica delle maggiori correnti o ambiti di indagine che la
fotografia ha seguito e interpretato, dal paesaggio e i tableau vivant, alla
città, al ritratto e al corpo per arrivare alla fotografia come documento e
come arte.
Nell’ultima
parte, intitolata “Il Gabinetto delle Curiosità”, Clarke prende in esame la
funzione che la fotografia ha assunto a livello culturale nella società: essa è
uno strumento che fa risaltare un qualcosa (soggetto) attribuendogli un valore
all’interno di un sistema di riferimenti culturali e come medium essa ci mette
in contatto con il nostro passato, il famoso “è stato”. Clarke ci ricorda
quanto la fotografia sia misteriosa proprio per la sua capacità di accumulare
significato col passare del tempo, come uno strato di polvere, “la fotografia sola, preserva e mostra un
momento tratto da un continuum” (John Berger), “quindi privilegia il momento, e nel coglierlo la trasforma”
(Graham Clarke).
III-
Fotografia e
Società di Gisèle Freund
Questo testo
presenta un’analisi più approfondita dei movimenti e delle tendenze che la
fotografia ha generato e mosso nella pancia della società. Partendo dalle
esperienze e dalle manifestazioni delle esigenze sociali (borghesi) che hanno
favorito e condizionato lo sviluppo della fotografia nella Francia della prima
metà del XIX secolo Gisèle Freund prende in esame le idee e i fenomeni che sono
nati attorno alla pratica di questo nuovo mezzo, i dati e fatti storici, come
la grande industria fotografica che subito fiorì assieme all’entusiasmo
generale o le carte de visite; proseguendo
arriva al fenomeno del fotogiornalismo degli anni Venti e Trenta della Germania post bellica e alla
diffusione a livello mondiale delle riviste illustrante come “Vu” e “Life”
negli anni seguenti, per arrivare all’arte e agli utilizzi della fotografia
negli anni Settanta già teorizzati da Mohloy Nagy, sia come espressione
artistica sia come fenomeno caratterizzante l’intera società occidentale.
Fino a qui è
tutta una storia della fotografia, con interessanti analisi e pensieri sul cosa
è successo, sul come, sul perché e sul chi ha fatto, detto e pensato.
Esistono molti
altri volumi di storia che potranno integrare questa parte come Storia della Fotografia di Beaumont
Newhall e Storia e Tecnica della
Fotografia di Italo Zannier, ma mi pare che per una conoscenza generale
basti questo.
IV-
Lezioni di
Fotografia di Luigi Ghirri, a cura di Giulio Bizzarri, Paolo Barbaro e Gianni
Celati
Questo è un
libro che parla più di tecnica e può essere utile a chi non sa usare la
macchina fotografica a dare una lettura anche tecnica alle fotografie che si
osservano. Ma non è solo questo, Ghirri era una persona di grande intelligenza
e sensibilità artistica; oltre alle conoscenze tecniche metteva in pratica fini
ragionamenti concettuali come il discorso sulla “Soglia”: inserito tra le
numerose righe di tecnica e storia (a sottolineare quanto sia importante
conoscerla) si trova l’introduzione ad un approccio teorico di ampio respiro e
soprattutto spiegato in modo semplice e diretto.
-questo testo potrebbe essere letto per
primo o per secondo proprio per le nozioni tecniche che contiene, ma qui inserito
serve ad introdurre una teoria più approfondita-
V-
Il Primo Libro
di Fotografia di David Bate
Il testo di Bate
arriva più in profondità rispetto a quello di Clarke pur seguendo una linea
simile, cioè portando avanti un’analisi dei generi della fotografia, la loro
evoluzione e come essa è stata recepita dagli uomini e quali idee abbia
generato, quali riflessioni e usi ne siano derivati.
Partendo
anch’egli dalla storia passa alla teoria della fotografia descrivendo alcuni
pensieri e metodi di lettura e interpretazione come la semiotica e, sempre seguendo
questa analisi specifica, affronta poi i temi della foto come il documento, il ritratto,
la natura morta e l’arte.
Nell’ ultima
parte, intitolata Fotografia Globale, Bate da una visione del fenomeno della
fotografia nell’ambito della globalizzazione e di come essa possa o no essere
intesa globalmente in quanto portatrice di messaggi suscettibili di interpretazioni
differenti. Questa fotografia mondiale perde in parte la dimensione temporale (es.
cronaca) per acquistarne una spaziale di maggiore importanza, ora il suo spazio
è il mondo globalizzato e digitalizzato. Questo modo di intendere l’immagine
fotografica è un fenomeno nuovo nel corso della storia e produce effetti
diversi da quelli connessi all’immagine analogica, quindi ha bisogno di nuove
analisi e metodi di lettura.
Ciò che non
cambia è il modo in cui viene rappresentato il soggetto, il quale deriva dal
sistema culturale di riferimento; quest’ultimo è “dato dall’alto” (cioè dalla
diffusione di immagini tramite giornali e web) ed assimilato dalla società di
massa, il che è direttamente collegato alla globalizzazione, in quanto permette
una maggiore diffusione e possibilità di fruizione delle immagini; la
fotografia globalizzata e digitalizzata diviene indicatore dei cambiamenti “impressi alla forma delle strutture del
potere del mondo”.(David Bate)
VI-
L’Infinito
Istante di Geoff Dyer
Ora si mettiono
in pratica le analisi che fino ad ora sono state studiate!
Testo semplice ed efficace, scritto non
da un fotografo né da un addetto ai lavori, ma da uno scrittore appassionato,
L’Infinito Istante prende in considerazione vari temi e soggetti ricorrenti
nella fotografia, prendendo spunto soprattutto dall’esperienza americana ed
estrapolandone i significati e le diverse interpretazioni del caso; partendo
dal contesto storico nel quale si trova immerso l’autore della fotografia presa
in esame, passa alla descrizione del soggetto e del suo contesto visuale, traendo
le proprie considerazioni sul significato di quel che ha davanti; così operando
passa da autore ad autore e di periodo in periodo, affrontando una buona parte
dell’evoluzione del pensiero della fotografia.
Ciò che si incontra
leggendo il testo di Dyer sono grandi suggestioni, in primis quella del mitico
viaggio americano e l’idea che il sentimento è la qualità che più deve
direzionare lo sguardo del fotografo nella sua ricerca e quello
dell’osservatore della fotografia nella sua analisi.
VII-
Sulla Fotografia
di Susan Sontag
“Tanto più pensavo alle fotografie, tanto
più diventavano complesse e suggestive”.(Susan Sontag)
Dalla Grotta di Platone all’America in
fotografia agli Oggetti Melanconici, L’Eroismo della Visione, i Vangeli
fotografici e Il Mondo dell’Immagine, Susan Sontag descrive a cosa è servita e
a cosa serve la fotografia, il suo rapporto col tempo, con la morte, con
l’intenzione del fotografo e con i sentimenti che lo guidano.
L’azione
del fotografare è visto come una filosofia della visione e dell’esperienza del
mondo (scomporlo e collezionarlo), ma soprattutto la fotografia ha una sua
intelligenza che si è sviluppata nel tempo, soprattutto grazie alle idee di
surrealismo e modernismo ha assunto quei caratteri fondamentali che noi oggi le
attribuiamo e che ne fanno un’esperienza complessa di relazione e interazione
con il reale.
Il
continuo consumo di immagini ha portato un sempre maggiore consenso dei modi e
delle forme di espressione e dei loro messaggi, rendendoci più permissivi e
recettivi nei loro confronti ma allo stesso tempo anestetizzandoci di fronte
alla realtà.
“Il senso sempre più complesso della realtà crea
fervori e semplificazioni compensativi, il più assuefatto dei quali è
fotografare. Come se i fotografi, di fronte a un senso della realtà sempre più
svuotato, stessero cercando una trasfusione, ricerca di nuove esperienze e
rinnovamento delle vecchie. La loro onnipresente attività è la versione più
radicale, e meno pericolosa, della mobilità”.
“Una società capitalistica esige una cultura basata
sulle immagini. Ha bisogno di fornire quantità enormi di svago per stimolare
gli acquisti e anestetizzare le ferite di classe, di razza e di sesso. E ha
bisogno di raccogliere quantità illimitate di informazioni, per meglio
sfruttare le risorse naturali, aumentare la produttività, mantenere l’ordine,
fare la guerra e dar lavoro ai burocrati. La duplice capacità della macchina
fotografica, quella di soggettivare la realtà e quella di oggettivarla – è la
risposta ideale a queste esigenze e il modo ideale di rafforzarle. Le macchine
fotografiche definiscono la realtà nelle due maniere indispensabili al
funzionamento di una società industriale avanzata: come spettacolo (per le
masse) e come oggetto di sorveglianza (per i governanti). La produzione di
immagini fornisce inoltre un’ideologia dominante. Al mutamento sociale si
sostituisce un mutamento nelle immagini. La libertà di consumare una pluralità
di immagini e di beni viene identificata con la libertà tout court”.
“Ma la forza delle immagini fotografiche deriva dal
fatto che esse sono realtà materiali in sé, depositi riccamente informativi
lasciati sulla scia di ciò che le ha emesse, potenti mezzi per capovolgere la
realtà, per trasformare questa in ombra. Le immagini sono insomma più reali di
quanto chiunque avesse supposto”.(Susan Sontag)
VIII- La Camera Chiara di Roland Barthes
Ecco spiegato che cos’è la Fotografia! Non
bisogna mai dimenticarsi del sentimento!
http://rephotowriter.blogspot.it/2012/08/roland-barthes-la-camera-chiara.html
http://rephotowriter.blogspot.it/2012/08/roland-barthes-la-camera-chiara.html
IX-
Fotografia Come
Arte Contemporanea di Charlotte Cotton
Questo libro offre un breve sguardo
sulla fotografia artistica contemporanea, della quale fa una descrizione dei
lavori più interessanti dei maggiori artisti-fotografi (che utilizzano anche la
fotografia) o fotografi riconosciuti da gallerie e musei a livello mondiale.
Utile per capire in che direzione si è mossa la fotografia dagli anni Sessanta
e Settanta ad oggi, poiché nei testi precedenti si prendono in esame periodi conclusi
e personaggi morti o non più attivi.
Alcuni di questi
testi sono di recente pubblicazione, io non ho letto molti dei precedenti, ma
sono sicuro che le cose scritte in quelli più recenti di questo elenco si
ritrovano in quelli precedenti e che chi ha studiato prima di me questo
argomento era a conoscenza di queste cose; invito chi volesse approfondire lo
studio della teoria della fotografia e della comunicazione per immagini a
proseguire con la lettura di altri testi pubblicati in anni precedenti;
comunque sia sono convinto che con la lettura di questa breve bibliografia sarà
possibile avere un’idea più completa e approfondita della fotografia quando la
si incontrerà.
Molti sono i
testi che possono ampliare questo elenco, come i libri del geniale designer
Bruno Munari, scritti in maniera semplice e ricchi di esempi visivi esemplificativi
dei concetti espressi e di come funziona il mondo della rappresentazione
visuale; altri testi più complicati e specifici sono Sull’Opera d’Arte nell’Epoca della sua Riproducibilità Tecnica e Piccola Storia della Fotografia del
filosofo Walter Benjamin e Pittura,
Fotografia, Film e La Nuova Visione di
Moholy-Nagy e altri ancora, poiché qualsiasi argomento può arricchire il
pensiero, lo studio e l’interpretazione di un altro.
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