*Attenzione: la seguente biografia è
frutto di una ricerca personale che prende informazioni da varie fonti: i siti http://www.storiadellafotografia.it/; da erticoli e
recnesioni pubblicati dalle pagine artistiche e culturali di http://www.corriere.it/, http://www.repubblica.it/, http://www.ilsole24ore.com/,
http://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale;
le pubblicazioni “I Grandi Fotografi” edito da Fabbri e curato da Romeo Martinez e Bryn Cambpell,
“I Grandi Fotografi, Testimonianze e Visioni del Nostro Tempo: Magnum Photos”
edito da Hachette e Il Sole 24 Ore in collaborazione con Contrasto (http://www.contrasto.it/), “FotoNote”
edito dalla Contrasto, “Breve Storia della Fotografia” di Jean-A. Keim edito da
Enaudi.
*ATTENZIONE:
il presente articolo può essere utilizzato solo per fini didattici e informativi ed è consentita la pubblicazione
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Julia Margaret Cameron
Julia Margaret Cameron nasce a Calcutta l’11 giugno 1815,
muore a Ceylon, 26 gennaio 1879,
fotografa inglese: grande figura, inconsapevole, della storia
della fotografia e esponente del pittorialismo.
Figlia di James Pattle, ufficiale inglese della British
East India Company, e di Adeline de l'Etang, aristocratica francese. Visse in Francia
sino al 1838, dove conobbe Sir John
Herschel, l’astronomo che contribuì all'invenzione della fotografia, quindi tornò in India per
sposare Charles Hay Cameron. Si trasferì a Londra nel 1848 quando il marito si
ritirò dagli affari, nella loro casa ospitarono il
poeta laureato Alfred Tennyson, il poeta Robert Browning, il pittore G. F.
Watts; Thackerav, Rossetti, Burne-Jones,
Whistler e Ruskin.
Nel 1860 la famiglia Cameron acquistò una proprietà
nell'Isola di Wight, che venne chiamata Dimbola Lodge ed ospita tuttora
un museo e una mostra fotografica della Cameron.
Nel
1863, quando il marito si trovava a Ceylon per una visita alle proprietà e ai figli ormai adulti, Julia
attraversò una fase di depressione per l’inattività e la mancanza di obiettivi.
Il suo
incontro con la fotografia avviene a 48 anni, nel 1863, quando con la
speranza di farle coraggio, la figlia Julia le regalò un apparecchio fotografico
e un corredo da camera oscura.
Iniziò
a fotografare parenti e amici nella veranda di casa.
Julia
possedeva uno spiccato senso estetico e un vivo interesse per le arti: pittura,
poesia e teatro; era dotata di energia ed entusiasmo da dedicare alle attività
che la coinvolgevano veramente. E nella sua cerchia di parenti e amici non le mancavano "uomini illustri"
e "belle donne", cui attingere per modelli. Con i consigli di Sir
John Herschel in pochi mesi padroneggiò il processo al collodio.
Le sue immagini incorporano l'atmosfera sognante dell'epoca
vittoriana, il leggero "fuori fuoco" restituisce eterei
ritratti di bambini e di donne immerse nella natura.
Il suo
lavoro di fotografa dura circa 15 anni, ma ha un grande impatto in tutto il
mondo della fotografia.
Julia
Margaret Cameron è la grande eccentrica della fotografia. Ignorava le
convenzioni del suo tempo quando le trovava restrittive o soltanto noiose. Del
tutto refrattaria ai dettami della buona società, era una perfetta
individualista e nello stesso tempo trasse ispirazione dall'opera di artisti e
letterati per i quali nutriva profondo rispetto.
Lei non
segue gli schemi e i canoni “tradizionali” della fotografia, anche perché il
suo strumento fotografico non è di alta qualità e crea uno strano effetto
sfocato, che dà una stana atmosfera alle sue fotografia, resa grazie anche alla
qualità sempre non eccelsa dello sviluppo e della stampa.
Le sue
foto sono spesso ritratti ambientati, rappresentazioni allegoriche di racconti
e romanzi o ricostruzioni di scene con personaggi in costume, riprendendo scene
di singoli o gruppi che compongono una storia.
Ricevette
critiche dai fotografi professionisti per la sua trascuratezza sulla tecnica,
ma anche una messe di elogi da parte di artisti e critici d’arte per le
immagini che riusciva a realizzare. Dopo vari tentativi viene ammessa alla
Royal Photography Society di Londra.
Tra i personaggi che passarono per l'obiettivo della
Cameron ci sono Charles Darwin, Alfred Lord Tennyson, Robert Browning, John
Everett Millais, William Michael Rossetti, Edward Burne-Jones, Ellen Terry e G.
F. Watts. Amò con passione la bellezza, emozione che
la portò ad ammirare con tutto il cuore la pittura preraffaellita e
condividerne la particolare interpretazione dell'Ideale in sembianze femminili:
attraverso il mezzo realistico della fotografia si sforzò dunque di idealizzare
la bellezza muliebre. A tal fine scelse modelle che univano a una figura snella
e aggraziata tratti delicati e puri in un volto ovale con lunghi capelli ondulati:
modelle che presentavano una straordinaria rassomiglianza con quelle dei
pittori preraffaelliti, in particolare D. G. Rossetti e G.F. Watts.
La
testa reclinata verso il basso, la linea del profilo, la resa dei capelli e
espressione pensosa ritornano qua e là nelle fotografie della Cameron, e sono
tutti elementi tipici dei ritratti femminili di Rossetti.
La
Cameron fu essenzialmente un'illustratrice: la sua ambizione rimase quella di
rappresentare pittoricamente figure avvenenti, romantiche e tragiche di
leggende, storia biblica e poesia contemporanea. La sua immaginazione fu
stimolata dai Cavalieri della Tavola Rotonda e da altri temi consimili.
Per
comprendere la fotografia della Cameron occorre confrontare le sue immagini con
quelle dei pittori D.G. Rossetti e G.F. Watts e leggere poesie di Tennyson. A
Julia piaceva molto Amore d'aprile di
Arthur Hughes, che può averle suggerito l'idea di utilizzare i muri coperti di
rampicanti e macchie di piante del
giardino come sfondi per varie foto.
Da “Maud” di Tennyson:
Sta
arrivando, amor mio, mio tesoro;
Sta
arrivando, vita mia, mio destino;
Grida
la rosa rossa, ‘E’ vicino, è vicino’;
E
geme la rosa bianca. ‘ Ritarda’;
La
consolida ascolta, ‘La sento, la sento’;
E
il giglio sussurra, ‘Io attendo’.
Su richiesta di Tennyson la Cameron illustrò il suo
componimento "Idylls the King" (Gli idilli del re)
utilizzando personaggi in costume, ma quello
che avrebbe dovuto costituire il culmine della sua carriera si rivelò uno dei
suoi sforzi meno soddisfacenti. Se un paio di illustrazioni posseggono una
certa attrattiva, le altre risultano banali e nessuna convince in pieno.
Nel 1875 la famiglia Cameron tornò a Ceylon, ma la sua
attività fotografica fu impedita dal difficile reperimento dei materiali
fotografici.
Le sue
fotografie, dal punto di vista dell'immagine, sono uniche. Nessuno, prima e
dopo di lei, ha prodotto una galleria di ritratti paragonabile alla sua. Come
si afferma in Annals of Ma Glass House
le sue aspirazioni erano chiare: “Ho
desiderato fermare tutta la bellezza che mi passava davanti e il desiderio alla
fine è stato soddisfatto…” e in riferimento a Carlyle: “Quando mi sono trovata personaggi così
eminenti davanti all'apparecchio fotografico, mi sono sforzata con tutta
l'anima di compiere il mio dovere nei loro confronti registrando fedelmente la
grandezza interiore dell'uomo al pari dei tratti di quello esteriore. La
fotografia scattata con tali intendimenti è stata quasi l'incarnazione di una
preghiera”.