mercoledì 1 agosto 2012

Julia Margaret Cameron

*Attenzione: la seguente biografia è frutto di una ricerca personale che prende informazioni da varie fonti: i siti http://www.storiadellafotografia.it/; da erticoli e recnesioni pubblicati dalle pagine artistiche e culturali di http://www.corriere.it/,  http://www.repubblica.it/,  http://www.ilsole24ore.com/, http://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale; le pubblicazioni “I Grandi Fotografi” edito da Fabbri  e curato da Romeo Martinez e Bryn Cambpell, “I Grandi Fotografi, Testimonianze e Visioni del Nostro Tempo: Magnum Photos” edito da Hachette e Il Sole 24 Ore in collaborazione con Contrasto (http://www.contrasto.it/), “FotoNote” edito dalla Contrasto, “Breve Storia della Fotografia” di Jean-A. Keim edito da Enaudi.
*ATTENZIONE: il presente articolo può essere utilizzato solo per fini didattici  e informativi ed è consentita la pubblicazione con indicazione di firma, data e sito dell’autore (http://www. rephotowriter.blogspot.it /), si chiede gentilmente di comunicarlo all’autore (danyre@hotmail.it)


Julia Margaret Cameron

Julia Margaret Cameron nasce a Calcutta l’11 giugno 1815, muore a  Ceylon, 26 gennaio 1879, fotografa inglese: grande figura, inconsapevole, della storia della fotografia e esponente del pittorialismo.
Figlia di James Pattle, ufficiale inglese della British East India Company, e di Adeline de l'Etang, aristocratica francese. Visse in Francia sino al 1838, dove conobbe Sir John Herschel, l’astronomo che contribuì all'invenzio­ne della fotografia, quindi tornò in India per sposare Charles Hay Cameron. Si trasferì a Londra nel 1848 quando il marito si ritirò dagli affari, nella loro casa ospitarono il poeta laureato Alfred Tennyson, il poeta Robert Browning, il pittore G. F. Watts;  Thackerav, Rossetti, Burne-Jones, Whistler e Ruskin.
Nel 1860 la famiglia Cameron acquistò una proprietà nell'Isola di Wight, che venne chiamata Dimbola Lodge ed ospita tuttora un museo e una mostra fotografica della Cameron.
Nel 1863, quando il marito si trovava a Ceylon per una visita  alle proprietà e ai figli ormai adulti, Julia attraversò una fase di depressione per l’inattività e la mancanza di obiettivi.
Il suo incontro con la fotografia avviene a 48 anni, nel 1863, quando con la speranza di farle coraggio, la figlia Julia le regalò un apparecchio fotografico e un corredo da camera oscura.
Iniziò a fotografare parenti e amici nella veranda di casa.
Julia possedeva uno spiccato senso estetico e un vivo interesse per le arti: pittura, poesia e teatro; era dotata di energia ed entusiasmo da dedicare alle attività che la coinvolgevano veramente. E nella sua cerchia di parenti e amici  non le mancavano "uomini illustri" e "belle donne", cui attingere per modelli. Con i consigli di Sir John Herschel in pochi mesi padroneggiò il processo al collodio.
Le sue immagini incorporano l'atmosfera sognante dell'epoca vittoriana, il leggero "fuori fuoco" restituisce eterei ritratti di bambini e di donne immerse nella natura.
Il suo lavoro di fotografa dura circa 15 anni, ma ha un grande impatto in tutto il mondo della fotografia.
Julia Margaret Cameron è la grande eccentrica della fotografia. Ignorava le convenzioni del suo tempo quando le trovava restrittive o soltanto noiose. Del tutto refrattaria ai dettami della buona società, era una perfetta individualista e nello stesso tempo trasse ispirazione dall'opera di artisti e letterati per i quali nutriva profondo rispetto.
Lei non segue gli schemi e i canoni “tradizionali” della fotografia, anche perché il suo strumento fotografico non è di alta qualità e crea uno strano effetto sfocato, che dà una stana atmosfera alle sue fotografia, resa grazie anche alla qualità sempre non eccelsa dello sviluppo e della stampa.
Le sue foto sono spesso ritratti ambientati, rappresentazioni allegoriche di racconti e romanzi o ricostruzioni di scene con personaggi in costume, riprendendo scene di singoli o gruppi che compongono una storia.
Ricevette critiche dai fotografi professionisti per la sua trascuratezza sulla tecnica, ma anche una messe di elogi da parte di artisti e critici d’arte per le immagini che riusciva a realizzare. Dopo vari tentativi viene ammessa alla Royal Photography Society di Londra.
Tra i personaggi che passarono per l'obiettivo della Cameron ci sono Charles Darwin, Alfred Lord Tennyson, Robert Browning, John Everett Millais, William Michael Rossetti, Edward Burne-Jones, Ellen Terry e G. F. Watts. Amò con passione la bellezza, emozione che la portò ad ammirare con tutto il cuore la pittura preraffaellita e condividerne la particolare interpretazione dell'Ideale in sembianze femminili: attraverso il mezzo realistico della fotografia si sforzò dunque di idealizzare la bellezza muliebre. A tal fine scelse modelle che univano a una figura snella e aggraziata tratti delicati e puri in un volto ovale con lunghi capelli ondulati: modelle che presentavano una straordinaria rassomiglianza con quelle dei pittori preraffaelliti, in particolare D. G. Rossetti e G.F. Watts.
La testa reclinata verso il basso, la linea del profilo, la resa dei capelli e espressione pensosa ritornano qua e là nelle fotografie della Cameron, e sono tutti elementi tipici dei ritratti femminili di Rossetti.
La Cameron fu essenzialmente un'illustratrice: la sua ambizione rima­se quella di rappresentare pittoricamente figure avvenenti, romantiche e tragiche di leggende, storia biblica e poesia contemporanea. La sua immaginazione fu stimolata dai Cavalieri della Tavola Rotonda e da altri temi consimili.
Per comprendere la fotografia della Cameron occorre confrontare le sue immagini con quelle dei pittori D.G. Rossetti e G.F. Watts e leggere poesie di Tennyson. A Julia piaceva molto Amore d'aprile di Arthur Hughes, che può averle suggerito l'idea di utilizzare i muri coperti di rampicanti e  macchie di piante del giardino come sfondi per varie foto.
Da “Maud”  di Tennyson:


                                               Sta arrivando, amor mio, mio tesoro;


                                               Sta arrivando, vita mia, mio destino;


                                               Grida la rosa rossa, ‘E’ vicino, è vicino’;


                                               E geme la rosa bianca. ‘ Ritarda’;


                                               La consolida ascolta, ‘La sento, la sento’;


                                               E il giglio sussurra, ‘Io attendo’.


 I fiori del poema sono fanciulle in abiti sfavillanti, raggruppate su uno sfondo di rose rampicanti.
Su richiesta di Tennyson la Cameron illustrò il suo componimento "Idylls the King" (Gli idilli del re) utilizzando personaggi in costume, ma quello che avrebbe dovuto costituire il culmine della sua carriera si rivelò uno dei suoi sforzi meno soddisfacenti. Se un paio di illustrazioni posseggono una certa attrattiva, le altre risultano banali e nessuna convince in pieno.
Nel 1875 la famiglia Cameron tornò a Ceylon, ma la sua attività fotografica fu impedita dal difficile reperimento dei materiali fotografici.
Le sue fotografie, dal punto di vista dell'immagine, sono uniche. Nessuno, prima e dopo di lei, ha prodotto una galleria di ritratti paragonabile alla sua. Come si afferma in Annals of Ma Glass House le sue aspirazioni erano chiare: “Ho desiderato fermare tutta la bellezza che mi passava davanti e il desiderio alla fine è stato soddisfatto…” e in riferimento a Carlyle: “Quando mi sono trovata personaggi così eminenti davanti all'apparecchio fotografico, mi sono sforzata con tutta l'anima di compie­re il mio dovere nei loro confronti registrando fedelmente la grandezza interiore dell'uomo al pari dei tratti di quello esteriore. La fotografia scattata con tali intendimenti è stata quasi l'incarnazione di una preghiera”.