mercoledì 1 agosto 2012

Louis Jacques Mandé Daguerre

*Attenzione: la seguente biografia è frutto di una ricerca personale che prende informazioni da varie fonti: i siti http://www.storiadellafotografia.it/; da erticoli e recnesioni pubblicati dalle pagine artistiche e culturali di http://www.corriere.it/,  http://www.repubblica.it/,  http://www.ilsole24ore.com/, http://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale; le pubblicazioni “I Grandi Fotografi” edito da Fabbri  e curato da Romeo Martinez e Bryn Cambpell, “I Grandi Fotografi, Testimonianze e Visioni del Nostro Tempo: Magnum Photos” edito da Hachette e Il Sole 24 Ore in collaborazione con Contrasto (http://www.contrasto.it/), “FotoNote” edito dalla Contrasto, “Breve Storia della Fotografia” di Jean-A. Keim edito da Enaudi.
*ATTENZIONE: il presente articolo può essere utilizzato solo per fini didattici  e informativi ed è consentita la pubblicazione con indicazione di firma, data e sito dell’autore (http://www. rephotowriter.blogspot.it /), si chiede gentilmente di comunicarlo all’autore (danyre@hotmail.it)


Louis Jacques Mandé Daguerre

Louis Jacques Mandé Daguerre nasce a Cormeilles en Parisis il 18 novembre 1787.
In giovane età lavora come aiutante presso lo scenografo dell’Opera di Parigi e ha quindi la possibilità di accumulare un’ importante esperienza nel settore.
Dotato di intelligenza ed abilità, diventa  un buon pittore e uno scenografo teatrale.
La sua fama è legata all’allestimento di ambienti di grande effetto, che  realizza avvalendosi sia di buone capacità pittoriche che di grandiose visioni prospettiche. E’ particolarmente portato verso le scenografie suggerite dagli spettacoli della natura ( notturni e tramonti): ciò lo induce ad allestire un proprio spettacolo basato sulla suggestione che le scene, dipinte con l’ausilio della camera oscura, sono in grado di suscitare nello spettatore.
Nel 1822 inaugura il “Diorama”, un susseguirsi di illusioni sceniche che hanno grande successo.
In questo contesto intuisce la possibilità di riprendere delle immagini usando la camera oscura.
Sono gli anni in cui Niépce comincia a raccogliere i frutti del suo lavoro.
Daguerre nel 1826 apprende di questi tentativi e sa che Joseph Nicéphore ha in parte trovato una soluzione ed è riuscito a fissare delle immagini.
La notizia viene da Charles Chevalier, ottico di Parigi da cui Niépce acquista le lenti e che nel 1829 progetterà il primo schema ottico della storia della fotografia, il doppietto acromatico, detto appunto “di Chevalier”.
Daguerre entra quindi in corrispondenza epistolare con Niépce.
L’incontro fra i due avviene nel 1827, quando Niépce rientra dall’Inghilterra dopo la poco fortunata relazione tenuta alla Royal Society di Londra.
Al primo incontro ne seguono altri, sempre più frequenti, finchè Niépce gli propone di unirsi a lui per trovare la definitiva soluzione del problema e condividere i benefici economici che sarebbero derivati da una scoperta di tale portata.
Il 5 dicembre 1829, a Chalon sur Saòne, Niépce e Daguerre firmano un contratto di associazione che inizia con queste parole:
«Il signor Niépce, desiderando fissare con un nuovo mezzo, senza ricorrere a un disegnatore, le vedute che offre la natura, ha compiuto ricerche in proposito. Numerosi esperimenti che provano questa scoperta ne sono il risultato. La scoperta consiste nella riproduzione spontanea delle immagini ricevute nella camera oscura. Il signor Daguerre, al quale egli ha rivelato la sua scoperta, avendone valutato tutto l’interesse, tanto più che essa è suscettibile di un grande perfezionamento, offre al signor Niepce di unirsi a lui per giungere a questo perfezionamento e di associarsi per trarre tutti i vantaggi possibili da questo nuovo genere di industria».
Sancita ufficialmente la società, Niépce mette in comune  segreti e dettagli del suo procedimento eliografico.
Daguerre  inizia ad apportare modifiche che portano i due ad elaborare un nuovo metodo,  basato su una resina ottenuta dall’essenza di lavanda sciolta in alcool.
Gli esperimenti proseguono, si sperimentano le sostanze più diverse,  con l’intento di individuare un prodotto con un superiore livello di fotosensibilità.
E’ nel corso di queste prove che Daguerre si rende conto della notevole fotosensibilità dello ioduro d’argento.
Nel frattempo continua l’attività del Diorama ma nel 1832 viene dichiarato il fallimento.
Mentre appare vicina una svolta decisiva, Joseph Nicéphore Niépce muore per trombosi cerebrale il 5 luglio 1833, prima di  ottenere vantaggi o riconoscimenti di alcun tipo. Le sue scoperte gli sopravvivono nelle mani di Daguerre, il quale ora ha campo libero e non tarderà a trarre profitto da questa situazione, presentando all’“Accademia delle Scienze” la sua invenzione, una versione più efficente di quella di Nièpce, chiamata dagherrotipo, nel gennaio 1839.
Il 7 gennio François Arago riferisce l’esito della visita e dà la sua cauzione scientifica all’invenzione: «Il signor Daguerre ha scoperto schemi speciali sui quali l’immagine ottic lascia un’impronta perfetta, schermi dove tutto quello che l’immagine conteneva viene riprodotto nei più minuti particolari con esattezza e finezza incomparabili».
Dopo essersi preso il merito della scoperta e averla divulgata Daguerre mette in commercio la macchina fotografica per il dagherrotipo e il governo francese acquista «i procedimenti di pittura e di fiscia che caratterizza l’invenzione del diorama non chè il procedimento di Daguerre», in cambio di una pensione vitalizia di 6000 franchi a Daguerre e di 4000 a Isidor Nièpce.
Il 19 agosto 1839 François Arago dichiara davant all’Accademia delle scienze  e a quella delle belle arti: «Qiesta scoperta, la Francia l’ha adottata fin dal primo momento; si è mostrata fiera di poterne dotare generosamente il mondo intero».