mercoledì 1 agosto 2012

Mathew B. Brady


*ATTENZIONE: la seguente biografia è frutto di una ricerca personale che prende informazioni da varie fonti: i siti http://www.storiadellafotografia.it/; da erticoli e recnesioni pubblicati dalle pagine artistiche e culturali di http://www.corriere.it/,  http://www.repubblica.it/,  http://www.ilsole24ore.com/, http://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale; le pubblicazioni “I Grandi Fotografi” edito da Fabbri  e curato da Romeo Martinez e Bryn Cambpell, “I Grandi Fotografi, Testimonianze e Visioni del Nostro Tempo; Magnum Photos” edito da Hachette e Il Sole 24 Ore in collaborazione con Contrasto (http://www.contrasto.it/), “FotoNote” edito dalla Contrasto, “Breve Storia della Fotografia” di Jean-A. Keim edito da Enaudi.
*ATTENZIONE: il presente articolo può essere utilizzato solo per fini didattici  e informativi ed è consentita la pubblicazione con indicazione di firma, data e sito dell’autore (http://www. rephotowriter.blogspot.it /), si chiede gentilmente di comunicarlo all’autore (danyre@hotmail.it)

Mathew B. Brady

Mathew B. Brady nasce nel 1822 a Warren County, nei pressi di New York, in una famiglia di immigrati irlandesi.
A 22 anni avvia uno studio fotografico a New York dove esegue con successo ritratti su dagherrotipo: dopo cinque anni ne apre un secondo a Washington, dove conosce Juliette Handy, che sposa nel 1851.
Sono gli anni in cui la fotografia vive un’evoluzione continua, con l’apparizione pressoché ininterrotta di procedimenti e materiali sempre nuovi, sia per la ripresa che per la stampa.
Si passa infatti dal dagherrotipo al calotipo al collodio.
Sono anche gli anni in cui negli studi fotografici esplode la moda dellecartes de visite, tipo di ritratto lanciato dal fotografo parigino André Adolphe Eugène Disdéri; la novità di queste piccole foto, accessibili come costi ai ceti popolari, fa sì che in pochi anni ne vengano prodotte milioni di esemplari in Europa e negli Stati Uniti.
L’avvenimento che porterà Brady a uscire dal novero dei ritrattisti da studio e diventare un personaggio di primissimo piano nella storia della fotografia, è la Guerra di Secessione.
All’apertura delle ostilità decide che l’avvenimento debba essere documentato.
Dirà più tardi: “Dovevo andare. Uno spirito nei miei piedi mi disse vai e io andai”.
Non è impresa da poco, sia per la vastità del territorio interessato, ma soprattutto per la difficoltà di portare sul terreno le attrezzature da ripresa, costituite da fotocamere in legno di dimensioni non trascurabili e da ingombranti accessori; oltre ai costi estremamente rilevanti di una tale operazione ed il rischio legato all’incolumità personale.
Il suo esordio con la realtà del conflitto è del 1861, quando riprende la prima battaglia di Bull Run.
La necessità di seguire operazioni militari che si verificano in contemporanea in  luoghi diversi lo convince a cercare dei collaboratori che possano “coprire” gli avvenimenti più importanti e comincia a reclutare dei fotografi, arrivando ad avere circa settanta collaboratori; ad ognuno forni l’attrezzatura da ripresa e da Washington organizza e coordina le loro attività.
Personalmente tornerà di rado sui campi di battaglia, anche perché accusa problemi alla vista.
Nel 1862, nella sua galleria di New York presenta una mostra di fotografie riprese nel corso della battaglia di Antietam intitolata “The Dead of Antietam”.
E’ un uso della fotografia innovativo e sconosciuto al pubblico degli Stati Uniti; molte  immagini ritraggono dei cadaveri e i visitatori della mostra per la prima volta possono farsi un’idea sulla realtà e sull’atmosfera che si respira in un campo di battaglia disseminato di caduti.
La campagna fotografica comprende anche i ritratti di moltissimi alti ufficiali, sia nordisti che sudisti, primi fra tutti Ulysses Grant e Robert Edward Lee.
Viene fotografato dallo stesso Brady anche il presidente dell’Unione Abraham Lincoln: i suoi ritratti sono diventati un classico dell’iconografia di questo presidente.
Il protrarsi del conflitto porta Brady a spendere oltre 100.000 dollari per produrre una documentazione fotografica composta di circa 10.000 stampe.
Egli pensò che a guerra conclusa il governo degli Stati Uniti sarebbe stato interessato ad acquisire tali immagini, ma così non avviene ed il rifiuto ebbe come risultato la bancarotta.
Da antesignano del fotogiornalismo vede di quelle fotografie l’enorme valore storico e documentario, mentre il governo solo la scomoda testimonianza di una costata guerra civile.
Brady è costretto a vendere il suo studio fotografico di New York e nonostante un contributo di 25.000 dollari che gli verrà concesso dal Congresso rimarrà per sempre indebitato.
Dirà delle sue foto: “Nessuno saprà mai quel che mi sono costate, alcune mi sono costate quasi la vita”.
Cade in depressione a causa della sua situazione finanziaria, a ciò s’aggiunge la morte della moglie, avvenuta nel 1887; preda dell’alcool, vive gli ultimi anni ricoverato a titolo di carità nel Presbyterian Hospital di New York a causa delle complicazioni seguite ad un incidente di tram.
Alla sua morte nessuno più lo ricorda, nè tanto meno ne apprezza l’incredibile contributo documentario fornito alla storia degli Stati Uniti; non ci sono i soldi per pagarne il funerale, cerimonia di cui si fanno carico i veterani di guerra del 7° Reggimento Fanteria di New York.
Viene sepolto a Washington nel cimitero del Congresso.
E’ stato uno dei più grandi fotografi di sempre, a prescindere dalle foto della guerra; la serie di ritratti realizzati da lui o dai suoi assistenti va dai presidenti americani agli uomini di cultura del suo tempo (Mark Twain, Edgar Allan Poe, …), dagli scienziati come Thomas Edison ai personaggi quasi mitici come il generale Custer o Kit Carson, dal re d’Inghilterra a Garibaldi.